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MAMMA ASCOLTAMI! LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO DA 0 A 3 ANNI

  • dott.ssa Bernardi Roberta
  • 1 mar 2016
  • Tempo di lettura: 4 min

I bambini hanno una predisposizione fisiologica ad apprendere il linguaggio, un processo molto complesso che si verifica nel corso dei primi tre anni di vita. Lo sviluppo della comunicazione e del linguaggio avviene attraverso una serie di fasi che si succedono una all’altra per tutti i bambini ma che sono soggettive per ognuno, per ciò che riguarda tempi, modi e strategie utilizzate.

Nei primi mesi di vita del nostro bambino assistiamo a meccanismi vocali: è questo il periodo della lallazione, ovvero la ripetizione dello stesso suono come mezzo comunicativo. Solo con il raggiungimento del primo anno di vita possiamo parlare di linguaggio vero e proprio.

Nel corso del primo anno il bambino :

  • riconosce il nome proprio;

  • dice due-tre parole oltre a dire “mamma” e “papà”;

  • imita parole familiari;

  • comprende istruzioni semplici;

  • le parole possono essere usate come simboli per indicare gli oggetti (ad es., auto = garage; acqua = mare; etc.);

Per facilitare lo sviluppo del linguaggio in questo periodo, la mamma deve rispondere ai balbettii ed ai gorgheggi, deve parlare al piccolo durante i momenti in cui ci si prende cura di lui, deve leggere ogni giorno libri illustrati, raccontare filastrocche o cantare canzoni, deve insegnare al bambino i nomi degli oggetti e delle persone con cui viene a contatto quotidianamente. E’ utile in questa fase portare il bambino con sé in posti nuovi e in nuove situazioni o giocare a semplici giochi con il piccino (per esempio a “cucu-eccolo”).

Tra uno e due anni il bambino:

  • capisce la negazione “no”;

  • ha un vocabolario di 10-20 parole, inclusi i nomi propri di persona;

  • unisce due parole per dire ad esempio “mamma pappa”;

  • fa “ciao-ciao” con la mano e gioca a “cucu-eccolo”;

  • riproduce il verso degli animali più comuni;

  • porge un giocattolo quando gli viene richiesto;

  • usa la parola “ancora” per indicare ciò di cui ha bisogno (per esempio per indicare che vuole più pappa, o che vuole continuare a giocare);

  • indica dov’è il suo naso, gli occhi e le mani o i piedi;

  • quando gli viene richiesto, va a prendere gli oggetti che stanno in un’altra stanza;

Ciò che favorisce lo sviluppo del linguaggio in questo periodo è senza dubbio l’incoraggiare e il rinforzare i tentativi del bambino di dire nuove parole. Bisogna parlare col piccolo descrivendo i particolari di ciò che si sta facendo, lentamente ed in maniera semplice e chiara.

E’ importante in questa fase prestare attenzione al bambino mentre parla e descrivergli tutto quello che fa, ascolta o prova; stimolante ed efficace è inoltre fargli ascoltare dischi, audio-cassette e video-cassette. Ricordiamoci infine che è fondamentale lodare gli sforzi comunicativi del bambino per una buona acquisizione del linguaggio.

Tra i due e i tre anni nostro figlio:

  • sa identificare le parti del corpo umano;

  • simula dei dialoghi tra sé ed i suoi giocattoli;

  • usa espressioni come “Che cosa è questo?” oppure “Dov’è il mio ……?”;

  • usa frasi negative composte di due parole tipo “Non voglio”;

  • inizia a saper usare le forme plurali di alcune semplici parole;

  • ha un vocabolario di circa 450 parole;

  • inizia a conoscere i nomi propri delle persone e indica la sua età con le dita della mano;

  • sa formare semplici frasi composte da soggetto e verbo (ad esempio, “mamma bere”);

  • capisce semplici concetti di tempo, tipo “ieri notte” o “domani”;

  • inizia a riferirsi a sé stesso dicendo “io” piuttosto che chiamandosi col proprio nome (inizia a formarsi quellom che in psicologia è chiamato il Se);

  • cerca di attirare l’attenzione degli adulti dicendo “guardami”;

  • gli piace ascoltare più volte la stessa storia;

  • non sa ancora distinguere tra il “Si” ed il “No” e potrebbe dire “No” anche quando significa “Si”;

  • parla con gli altri bambini nello stesso modo con cui parla con gli adulti;

  • cerca di risolvere le difficoltà parlandone, piuttosto che piangendo o picchiando gli altri;

  • pone domande sul “dove” si trovano gli oggetti o le persone;

  • denomina gli oggetti o le immagini più comuni;

  • costruisce semplici frasi del tipo: “Ne voglio di più” o “Io voglio biscotto”;

  • abbina tre-quattro colori e possiede il concetto di “grande” e “piccolo”;

Ciò che favorisce lo sviluppo del linguaggio in questo periodo è senza dubbio il ripetere più volte le parole nuove. E’ importante in questa fase di sviluppo leggere al bambino una favola , magari prima di andare a dormire la sera. Prestiamo attenzione a ciò che il piccolo ci dice quando ci parla e facciamo domande in modo che possa ragionare sulle cose e parlarne. Di massima utilità è completare le frasi che il bambino dice (per esempio, se il piccolo esclama "Ancora succo", noi completiamo dicendo: "Marco vuole ancora il succo").

Teniamo a mente però che esistono rilevanti differenze da bambino a bambino e che queste possono essere dovute a cause diverse: genetiche, sessuali (le femmine, in genere, parlano prima dei maschi), ambientali (i bimbi allevati in istituti, o da persone che interagiscono poco verbalmente, possono presentare un ritardo nell’acquisizione del linguaggio). Per questo non allarmiamoci subito se nostro figlio non parla, ognuno ha i suoi tempi e forse… il nostro piccolo non ha ancora nulla da dirci!


 
 
 

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PENSIERI DI UNA LETTRICE.....

 

Negli affari di cuore si è sempre in tre: lui,lei e.... l"attesa.Tutto in amore ,dal primo sguardo al primo bacio, passa attraverso di lei: presenza silenziosa ma piuttosto ingombrante. L'attesa è presente in ogni fase di una relazione. C'è chi aspetta che l'altro si faccia avanti, chi attende il fidanzato alla fermata del treno, chi spera ad una promessa di matrimonio, chi convive con l'attesa che l'amato tronchi un'altra relazione per vivere il proprio legame alla luce del sole....

Ci sono persone che sbuffano nell'attesa di trovare il patner dei sogni, quelle che aspettano le sue scuse e perfino chi ,molto vigliaccamente, attende di essere lasciata per rifarsi una vita. L'attesa entra nelle nostre vite quando siamo adolescenti, già ai tempi della scuola ,nel momento in cui preghiamo per ricevere l'invito a uscire dal ragazzo che ci piace.

Una cosa è certa: quando si parla d'amore non bisogna aver fretta, perchè c'è sempre qualcosa o qualcuno da aspettare.

Dal mio punto di vista, tutte le attese sono difficilmente sopportabili; però ce n'è una che mi scoccia particolarmente: aspettare di essere aiutata e capita quando si ha bisogno. Ecco,tra tutte ,questa è la più odiosa perchè non ci si abitua, a nessuna età, ad aspettare la commiserazione dell'altro. Insomma, in tempi come questi, dove tutto va velocissimo, solo l'amore conserva ritmi diversi.

Qui non vince chi fugge,come recita il famoso detto: in amore vince chi sa aspettare, a patto che ne valga la pena!!!!!!!!

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